Coppa del Mare

IXa COPPA DEL MARE
(1933)

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IXa Coppa del Mare (22 Luglio 1933)

L'edizione del decennale della Coppa del Mare, in realtà la nona organizzata a cause della rinuncia ad organizzare la gara nel 1928, nasceva nei giorni che vedevano la realizzazione della grande transvolata atlantica portata a termine dalla squadriglia di idrovolanti Savoia-Marchetti al comando di Italo Balbo, che sfilava in trionfo a New York mentre le moto accendevano i loro motori sul Lungomare dell'Ardenza. La gara tirrenica costituiva anche la quinta prova del Campionato Italiano Ia Categoria, ma ciò malgrado solo poco più di trenta concorrenti si iscrissero alla gara, assolutamente troppo pochi per una gara di tale prestigio, dotata di ricchissimi premi (nell'occasione il monte premi assommava a 35.000 lire), organizzata in maniera inappuntabile e valida per il massimo campionato tricolore, una gara che fra l'altro nell'edizione precedente aveva portato sullo schieramento di partenza oltre mezza centuria di piloti, vale a dire il 40% in piu. Fra l'altro non si poteva neppure sostenere la classica tesi del "pochi ma buoni", perchè anche se si presentarono diversi piloti di vertice, a fine gara tre delle quattro classi ammesse vedevano i secondi classificati distanziati di quattro, cinque, addirittura nove minuti dal vincitore, un risultato che non poteva certo innescare l'incandescente entusiasmo per i duelli fra Varzi e Nuvolari, Moretti e Barsanti di qualche anno prima. Il problema poteva essere probabilmente individuato nella situazione industriale dell'industria motociclistica da corsa di quegli anni. Nell'Italia dell'epoca non si realizzavano molte macchine da corsa, ovvia materia prima per le corse motociclistiche, causa indiretta della grande crisi del ‘29 che si era fatta sentire in Europa un po' in ritardo, ed inoltre si cominciava a delineare anche quell'ostracismo verso le moto inglesi che sarebbe poi diventato tassativo con le sanzioni della Perfida Albione e la conseguente autarchia. A Livorno nell'occasione erano presenti ufficialmente solo le Guzzi e la MM, e per fortuna lo schieramento venne rafforzato dalla presenza della Scuderia Ferrari con la Rudge di Giordano Aldrighetti nonchè dalla Norton personale di Piero Taruffi, che aveva appunto lasciato la squadra modenese e si era procurata, oltre che personalmente messa a punto, una fiammante Norton, alle quali poteva aggiungersi, ma con un forte punto di domanda sull'effettiva competitività, la nuova Guerzoni di Guglielmo Sandri. Per la verità la Scuderia Ferrari aveva addirittura siglato un accordo con l'asso britannico Walter Handley che aveva accettato di venire a Livorno, senza però ricordarsi di aver firmato un contratto per correre il GP del Belgio che si disputava nello stesso fine settimana e che aveva ovviamente la priorità nei programmi sportivi della Rudge.
Un ulteriore motivo in grado di salvare alla fine la giornata fu la giornata di grazia di Federigo Susini; il pilota livornese, che si era laureato Campione d'Italia della 350 nella stagione precedente, alternava giornate di grazia, nelle quali era un osso durissimo per qualsiasi avversario, a giornate di inaccettabile grigiore agonistico, ma fortunatamente sul tracciato di casa si presentò in palla, conquistando una nettissima vittoria che addolcì la bocca ai tantissimi spettatori che avevano invaso il tracciato del Montenero. Un'altra buona mano di carte fu la netta Vittoria del piccolo Giovanni Bientinesi nella gara delle 175; il ragazzino di casa aveva ancora l'amaro in bocca per la sconfitta patita sul Circuito del Valentino a Torino ad opera del compagno di squadra Dorino Serafini, che lo aveva preceduto all'arrivo per solo un quinto di secondo dopo un centinaio di chilometri di gara, una volata mozzafiato che però aveva visto Bientinesi soccombere. Ora, sulla pista di casa e davanti al calore del suo pubblico, Bientinesi si prendeva la sua rivincita con una bella vittoria a suon di record, anche se la vecchia media primato di Baschieri veniva migliorata solo di poche centinaia di metri, mentre non veniva migliorato il record sul giro che lo stesso Bientinesi aveva ottenuto l'anno precedente Anche se la stampa sportiva esaltò senza ritegno i risultati tecnico-sportivi della IX Coppa del Mare in realtà le medie fatte registrare non avevano niente di particolarmente straordinario, soprattutto sul singolo giro, dato che i quattro vincitori avevano avuto gara vinta fino dalle prime fasi della gara. Abbiamo già visto di Bientinesi nella più piccola cilindrata, ma anche nella 250 il vincitore Brusi, in testa dall'inizio alla fine e con Moretti e Panella ben presto fuori della lotta, superava solo di circa 150 metri la media di Aldrighetti, vincitore nell'edizione precedente, e non migliorava il proprio record sul giro che risaliva addirittura al 1930. Solo nelle due cilindrate maggiori i vincitori, Susini e Taruffi miglioravano le medie sia sul percorso totale che sul giro ma appunto la sensazione generale che tutti i presenti avevano avuto era stata che i due, se impegnati a fondo avrebbero fatto realizzare tempi assai migliori. Infatti Susini aveva condotto la sua vittoriosa cavalcata tutta in testa e non era mai stato impensierito fino dalla partenza, mentre Taruffi, uscito di scena fin dalla vigilia Bandini, era stato solo nelle primissime fasi attaccato pericolosamente da Aldrighetti. Il pilota della Scuderia Ferrari era partito in una furiosa galoppata e tenne duro per tre giri, ma Taruffi gli teneva dietro con relativa tranquillità, finchè Aldrighetti non si rese conto che la sua impresa era da considerarsi pazzesca e lasciò via libera a Taruffi: dopo tre giri la battaglia delle mezzo litro era conclusa, visto che anche Tenni aveva avuto subito dei problemi con il magnete della sua Norton.
La cronaca della gara vedeva le partenze avvenire agli ordini di Arnaldo Del Grano, Capo del servizio cronometraggio, mentre da starter d'onore fungeva la signorina Vincenzini; partiva per primo il gruppo dei piloti della 500, seguito a due minuti da quello della 350 e quindi, ancora a due minuti, dai piloti della 250 insieme con i quali prendevano il via anche le 175.
Nella 175, dopo una breve schermaglia fra le due MM di Serafini e Bientinesi, il livornese aveva la meglio al terzo giro, mentre la moto di Serafini, probabilmente per una lubrificazione mal regolata, fumava come una ciminiera ed il pilota era costretto a sostituire diverse volte la candela. Riccardo Brusi, da sempre grandissimo protagonista sul tracciato del Montenero, vinceva dominando la 250 riportando finalmente la Guzzi alla vittoria. Al secondo posto il faentino Francesco Lama con la Rudge della Scuderia Ferrari, confermandosi pilota promettentissimo. Gli altri deludevano, anche se le scuse che potevano accampare non erano inventate, da Panella, terzo ma lontanissimo, che era stato costretto a cambiare diverse candele, a Gobetti, Girotto e Biagio Nocchi, in gara con moto non all'altezza del vincitore, mentre deludeva i suoi ammiratori Amilcare Moretti a disagio con la sua Guzzi ed uscito di scena per una caduta.
Non c'era stata lotta nella 350 perchè Susini era volato via fin dal principio, anche se i suoi avversari erano tutti dei grossi calibri. Ma Susini li sbaragliò tutti, senza pietà. Fra gli avversari il più pericoloso era stato Carlo Fumagalli che fu quello che rischio più di ogni altro, arrivando anche non lontano da Susini, ma al quarto giro dovette abbandonare. Rossetti aveva lottato disperatamente contro le candele della sua Norton e la sua corsa era stata un Calvario, ma ostinatamente volle finire la gara che l'anno precedente lo aveva visto vincere. Anche Pigorini, dopo una partenza disgraziata aveva ripreso posizioni, ma anche lui dovette alla fine desistere dalla battaglia ed anche Franci, nonostante la consueta veemenza di guida, riuscì a ottenere solo di finire la prova, ma fuori tempo massimo. Mario Ghersi fu quello che lottò più a lungo di tutti contro la supremazia di Susini, arrivando secondo alla fine, costretto anch'egli a perder tempo per le candele.
Circa la Vittoria di Taruffi tutti a fine gara erano d'accordo a dolersi del fatto che un pilota del calibro dell'ingegnere romano non si dedicasse con maggiore costanza al motociclismo. Aldrighetti dichiarava alla fine che la moto gli risultava impossibile da guidare per poter contrastare con efficacia la cavalcata di Taruffi e che il giocare il tutto per tutto comportava troppi rischi di finire la gara a gambe all'aria, compromettendo così anche il campionato tricolore che il pilota milanese guidava alla vigilia della gara livornese. Anche Omobono Tenni, che pure aveva impressionato per la sua audacia, dovette fermarsi un'infinità di volte a stringere le viti del magnete che si allentavano, tanto da esprimere dopo l'ennesimo stop ai box il desiderio di ritirarsi e solo le esigenze di campionato lo spinsero a continuare.
Degli altri in luce nelle fasi iniziali Mario Colombo con la Sunbeam, che aveva superato anche Tenni, ma che ruppe il comando a pedale del cambio, cosicchè l'ultimo pilota classificato nelle mezzo litro fu Guglielmo Sandri, brillantissimo in curva ma rallentato dai guai meccanici causati dall'imperfetta messa a punto della sua Guerzoni.
La gara livornese non era quindi mancata per i piloti, ma soprattutto dal punto di vista industriale, e la stampa specializzata non esitò a deplorare duramente la diserzione dell'industria nazionale, che per la verità latitava anche in altre grandi manifestazioni nazionali.
Contemporaneamente la stessa stampa esaltava l'opera degli organizzatori livornesi, quegli stessi uomini che avevano portato in dieci anni la messa in scena della gara livornese ai livelli d'eccellenza dell'ultima edizione, culminata nella trasmissione radiofonica in diretta dell'avvenimento da parte delle Stazione di Firenze dell'EIAR. Il merito andava equamente suddiviso fra il comm. Emanuele Tron, presidente dell'Automobil Club Livorno, Gino Giubbilei, vicepresidente dell'AMC Livorno e presidente del Moto Club, Alberto Salvadori il cav. Uff. Alberto Benedetti, il ragionier Alberto Filippi il cavalier Gino Torelli, Mario Gargani, Ferruccio Falleni già protagonista in sella del motociclismo livornese nei pionieri, ai quali doveva essere aggiunto anche il comm. avv. Luigi Lodi-Focardi, alto commissario del Moto Club d'Italia per l'Italia Centrale.
La gara del decennale potevaa vantare le presenze delle più alte autorità sportive al fianco di Costanzo Ciano Ministro delle Comunicazioni, dal Conte Bonacossa al Barone Ricci del Riccio, dal Generale Gatti, comandante del Gruppo di Legioni delle MVSN, al Console Leonardi futuro Presidente delle Federazione Motociclistica Italiana, che seguendo il consueto cerimoniale avevano salutato i piloti prima della partenza per poi congratularsi a fine gara, con i vincitori.