Coppa del Mare

VIIa COPPA DEL MARE
(1931)

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VIIa Coppa del Mare (26 Luglio 1931)

La settima edizione della Coppa del Mare vedeva finalmente scendere in campo un bel numero di partenti: furono quarantasette i corridori che presero il via dal Lungomare dell'Ardenza dei quali ben ventitrè avrebbero portato e termine le dure prove dopo aver battuto tutti i record precedenti che, fra l'altro, non erano certo in mano a dei "cacciaviti", ma appartenevano e fior di piloti come Nuvolari o Varzi. C'è da dire che per l'occasione il percorso era stato notevolmente migliorato, sie come fondo sia come tracciato, ed inoltre una più accurata misurazione precisava che la lunghezza del giro era adesso di venti chilometri esatti, vale a dire due chilometri e mezzo più breve del tracciato primitivo.
Purtroppo la vigilia fu funestata del terribile incidente occorso ed uno dei favoriti delle gara, il grande beniamino degli appassionati toscani Mario Barsanti. Il pilota fiorentino, che aveva vinto la Coppa del Mare nel 1927 ed era sempre stato fra i grandi protagonisti del Montenero era uscito nel pomeriggio del 23 luglio, giovedì precedente le gare, per un ultimo allenamento sul percorso quando nell'affrontare le insidiose curve in discesa del Ponte di Calafuria, veniva investito da un autocarro che viaggiava contromano. Barsanti veniva trasportato all'Ospedale di Livorno dove i sanitari riscontravano ferite alla gamba sinistra ed all'avambraccio destro, con una prognosi di quaranta giorni, senza però accorgersi delle lesioni interne successivamente emerse ed alle quali l'eccezionale fibra dell'atleta fiorentino riusciva a reagire, ma che purtroppo avrebbero aperto la strada ad un male all'epoca incurabile e che avrebbe praticamente messo termine alla carriera sportiva di Mario Barsanti, anche se il pilota non accettò di arrendersi alla sorte e continuò a partecipare alle gare, sempre più debilitato dai fumi di carburante e d'olio bruciato che non facevano che accelerare i danni ai suoi polmoni martoriati.
La gara vide il trionfo del forlivese Terzo Bandini, che con la Rudge 500 fu protagonista di una classica gara start-to-finish, sempre al comando, tranne un brevissimo sprazzo di Guglielmo Sandri, schizzato come un razzo al via con la sua Nsu 500, ma Bandini alle prime curve in salita lo raggiungeva e superava in tromba, riuscendo a distanziare il rivale di ben cinquanta secondi già al termine del primo giro, distacco che superava i due minuti alla fine del secondo giro, mettendo così praticamente subito la parola fine alla lotta per il successo. Alle spalle dei due grandi protagonisti la 500 non offriva battaglie entusiasmanti. Pietro Taruffi, transitato al secondo posto al primo giro, usciva dalla scena subito dopo per problemi alla sua Norton, precipitando in nona posizione con quasi un quarto d'ora di distacco dal leader già al secondo passaggio. Il pilota romano continuava il suo calvario fino al settimo passaggio, poi decideva di rinunciare. Un altro dei protagonisti che tentava di vivacizzare la gara era Adolfo Nardi, il macellaio di Barberino di Mugello che portava in gara la nuova Motosacoche D50 "Competition" destinata ai piloti privati con la quale si era già messo in luce al Gran Premio di Firenze disputato in maggio. Il "Bubo", com'era affettuosamente chiamato dai suoi amici era protagonista di una partenza disastrosa, transitando ultimo al primo giro, ma si gettava con caparbietà in una bella rimonta che, se pur non lo faceva guadagnare terreno sul capofila, lo portava progressivamente sempre più avanti, fino ad acciuffare la terza posizione al settimo passaggio. Purtroppo la bella gara di Nardi finiva al giro successivo e la terza piazza ritornava al bolognese Walter Boninsegna che con la sua Rudge si era installato già dal secondo passaggio alle spalle dei due leader, inseguito da Pietro Saladini con una normale Ariel de turismo a quattro cilindri, che poteva impostare la sua gara solo sulla regolarità e sulla robustezza del suo mezzo, non certo in grado di competere in velocità con le rivali.
Riccardo Timperi con la Rudge completava il quintetto dei piloti della mezzo litro che concludeva la gara, mentre Concaro, "Don Fernando", Mantovani, Cavalleri, Fagnani e Fieschi scomparivano man mano dalla lotta senza mai essere fra i protagonisti. Ma la cavalcata di Bandini era stata veramente fantastica: il forlivese, che a fine anno avrebbe conquistato il titolo nazionale con netta superiorità, aveva abbassato in ognuno dei dieci giri di gara il record di Achille Varzi dell'anno precedente frantumando di ben otto minuti il tempo totale di gara portando altresì la media oraria sul percorso totale dagli ottantadue chilometri e mezzo circa di Varzi ad oltre ottantasette! Pur nettamente battuto da Bandini anche Sandri era stato velocissimo, superando anch'egli i record precedenti.
In quanto alla 350 il progresso velocistico era stato addirittura travolgente: i tempi realizzati l'anno precedente da Nuvolari e che avevano fatto gridare al miracolo vennero addirittura polverizzati. Il tempo totale del mantovano, 2.48'08'' venne abbassato non solo dal vincitore Mario Ghersi, ma perfino dal quinto arrivato Francesco Lama, giunto alla fine dei dieci giri in 2h.47',35''
In quanto al record sul giro stabilito da Nuvolari nella sua veemente rincorsa a Moretti e Barsanti venne migliorato per ben sette volte da Ghersi, quattro volte da Tenni una da Cerato e tre volte ciascuno da Susini e Pigorini insomma una vera ecatombe del vecchi primati!
In gara Mario Ghersi teneva il comando della corsa dell'inizio alla fine, ma la sua non fu certo una gara di tutto riposo. Alle spalle della Rudge del pilota genovese si profilavano incalzanti le minacce di Omobono Tenni, Guido Cerato e Federigo Susini che non cessarono un istante di tallonare il leader, rendendo l'esito finale incerto fino alle fasi finali, quando Ghersi si impegnava a fondo guadagnando un po' di terreno su Tenni e distanziando più
nettamente gli altri due inseguitori. Dei dodici partiti della 350 ben otto arrivarono alla fine dei dieci massacranti giri di gara; il primo ad uscire di scena fu Amilcare Rossetti al secondo giro, poi era la volta di Luigi Buonamano al quinto ed infine, a due giri dalla fine, si arrendevano anche Alessandro Cellini ed Aldo Pigorini.
Alle spalle del vincitore Ghersi ottima era stata la gara di Omobono Tenni con la Velocette, che solo nel finale si era arreso all'azione del rivale; per il terzo posto Guido Cerato e Federigo Susini avevano dato vita ad un bel confronto, ma alla fine il giovane livornese era stato costretto a cedere per il classico pugnetto di secondi la terza piazza al più esperto Cerato che, a fine stagione, sarebbe anche riuscito a strappare il titolo tricolore per un pelo al vincitore del Montenero, Mario Ghersi, proprio per la maggior regolarità, potendo vantare una sola vittoria contro le tre del pilota genovese. Buone, anche se da comprimari, le prove di Bruno Jacopini, attardato all'inizio da problemi meccanici, e di Ugo Chiesa che aveva esaltato la folla di casa per il coraggio con cui affrontava il percorso, ma che aveva perduto minuti importanti per un ruzzolone durante l'ultimo giro, portando comunque a termine la prova.
Ma anche le due categorie più piccole, impegnate come di consueto su distanze inferiori, avevano visto dissolversi i vecchi record, sia sul giro veloce che sulla distanza totale dove addirittura anche il terzo classificato in entrambe le classi faceva meglio dei precedenti risultati. Nella quarto di litro, dove erano partiti solo in sei, la gara era state dominata per sei degli otto giri in programma dalla Guzzi di Riccardo Brusi, ma al penultimo giro il pilota di Pesaro, ma cesenate di nascita, cadeva in malo modo ed era costretto, ferito, a ritirarsi, cedendo così il primato al compagno di marca Alfredo Panella che lo inseguiva a poca distanza e che riportava così una netta vittoria che lo avrebbe proiettato verso il titolo tricolore della categoria a fine stagione. Al secondo posto chiudeva la Ariel di Giordano Aldrighetti, che dopo una lunga sosta ai box al secondo giro, si era impegnato in una bella rincorsa che lo aveva portato al terzo posto già a metà gara per poi guadagnare una posizione con il ritiro di Brusi. Ugo Prini, vittima anch'egli di una spettacolare caduta al secondo giro, aveva ripreso la gara, ma senza più poter minacciare i rivali per le prime posizioni e concludeva terzo. Ultimo degli arrivati in tempo massimo Mario Moradei con la OK Supreme dopo una gara tutta improntata alla regolarità, mentre il livornese Primo Leonini, con una Piana ormai in piena crisi societaria, concludeva la gara, ma non veniva classificato avendo impiegato un tempo superiore al limite massimo consentito dal regolamento.
La categoria più piccola, la 175, ripeteva a Livorno il leit-motiv che aveva caratterizzato l'intera stagione sportiva, con le due Benelli casa di Tonino Benelli e Carlo Baschieri in fila indiana che prendevano subito il comando e lo tenevano fino alla fine con manifesta superiorità davanti alla robustissima, ma meno veloce, Ancora di Raffaele Alberti. Non era d'altronde un caso se la moto di Pesaro aveva vinte tutte le gare importanti della stagione alle quali aveva preso parte, tradita solo al Lario dalla rottura della scatola del cambio. Di fronte ad una tale, conclamata, superiorità agli altri piloti in lizza non rimaneva che fare gara a sè per le posizioni di rincalzo, ed in questa corsa nella corsa era il pilota di casa Giovanni Bientinesi con una Benelli clienti a mettere a frutto la conoscenza del tracciato precedendo la CF di Celeste Cavaciuti e l'ultima Benelli di Tabacco Bay.